Le fumetterie e la pandemia: intervista a Giuseppe Palmentieri

L’articolo originale è pubblicato su Lo Spazio Bianco

 

Abbiamo raggiunto Giuseppe Palmentieri, presidente dell’Associazione Librerie Fumetto (ALF), per discutere della situazione delle fumetterie in questo difficile momento storico. Dopo due mesi di lock down totale causato dalla pandemia da COVID 19, che ha inevitabilmente compromesso l’equilibrio economico del paese e del mondo delle nuvole parlanti, le fumetterie si preparano ad affrontare la riapertura tra grossi dubbi e incertezze. 

ALF: L’ Associazione Librerie del Fumetto, nasce dall’esperienza di librai specializzati nella vendita di fumetti e gadget che intendono dare un’identità riconosciuta e soprattutto riconoscibile e stimabile alla propria professione.

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Buongiorno Giuseppe, grazie per aver accettato l’intervista.
Iniziamo con uno dei temi più roventi: che cosa pensi della scelta di aver fatto entrare in vigore in questo periodo la nuova legge sull’editoria, che fra le altre cose riduce di molto (salvo eccezioni, il limite è ora del 5%) la possibilità di sconti per incentivare gli acquisti? È davvero d’aiuto alle fumetterie o è controproducente?
Inizio con il dire che la riforma della Legge Levi, definita come Legge Piccoli Nardelli, non è solo lo sconto al 5%. “Purtroppo la legge” sento dire a tutti, “ha abbassato lo sconto”. La domanda che vorrei fare io: è davvero giusto che il libro sia l’unico bene sul quale si pretende lo sconto? Perché? Mi piacerebbe andare al supermercato e chiedere lo sconto sul pane, sul latte, sulle uova, ma perché non lo faccio? Un conto è avere prodotti in promozione per un tempo determinato, ma perché pretendere lo sconto 365 giorni l’anno? A cosa è servita la riforma della Levi? Nessuno ha mai guardato la Legge Piccoli Nardelli dal lato dei piccoli e medi editori, quelli che non possono competere con costi e quantità delle grandi catene che hanno sempre puntato sullo sconto come unico mezzo promozionale. I grandi marchi occupano, volenti o nolenti, il 90% degli scaffali delle librerie e lo hanno fatto uccidendo la piccola e media editoria. Dal 2011 al 2020, in 9 anni di Legge Levi com’è cambiato il mercato editoriale? Il Sole 24 ore ci racconta di un mercato che ha troppi prodotti editoriali e pochissimi lettori, allora perché si producono libri? E se non è possibile scoppiare la bolla editoriale, come si può intervenire? Forse favorendo l’eterogeneità editoriale? Forse con la “carta della Cultura” che assicura 100 € alle famiglie bisognose? Promuovendo la collaborazione tra istituzioni politiche e scolastiche e le librerie territoriali allo scopo di organizzare eventi dalle finalità culturali? Forse aiutando i giovani lettori con il “Bonus Cultura 18app” che seppur non parte della legge è ugualmente un importante incentivo?

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Lo Stato ha stanziato fondi per promuovere la lettura e incentivare i lettori, il testo della legge comprende 13 articoli ma quello che rimane più impresso è l’articolo 8 che riguarda il 5% di sconto. È questa la povertà culturale che va combattuta ed educata, non dalle librerie ma dalla società nella quale viviamo. Dallo scorso 25 marzo ho avuto modo di constatare che nel settore fumetto molti editori hanno fatto praticamente finta che la legge non esistesse, hanno promosso sui propri social la vendita di libri super scontati, in un periodo di chiusura totale delle librerie: insomma, non solo fuorilegge, ma anche meschini e avidi. Vogliamo complimentarci con loro perché a detta della massa sono paladini che si oppongono a una norma ingiusta perché non compresa? Facciamolo. Poi però non lamentiamoci di nulla che, magari, tocca più da vicino anche la quotidianità di ognuno.

Vista la situazione creata dal Covid-19, pensi che sia necessario alla sopravvivenza di tutte le fumetterie potenziare l’opzione di vendita online?
Parlare di commercio online nel 2020 è come parlare ancora oggi del calcio di Maradona e pretendere che sia un argomento attuale. Il mercato editoriale è cambiato da anni. Chi inizia nel 2020 con l’online è già indietro perché il commercio sta subendo e subisce quotidianamente dei cambiamenti significativi. Se qualcuno pensa che la vendita online è solo “caricare il prodotto sul sito”, sta pensando male. Strategia commerciale, tecniche di vendita, cura del cliente, fidelizzazione, marketing, studio del prezzo e dei costi, cura del packaging e della spedizione, presenza sui social, sono sicuro che qualcuno potrà aggiungere e sostituire questi concetti con termini anglofoni per apparire più figo, ma il succo è lo stesso: non si smette mai di imparare e chi si ferma è perduto, il business è sempre stato così ma con l’online non ci si può permettere mai una pausa.

6Può essere questa occasione quella giusta per provare a ripensare in modo collettivo l’intero funzionamento della filiera editoriale del fumetto come del libro, a cominciare dalla distribuzione? Avresti proposte o suggerimenti in merito?
Il tentativo c’è stato. Spinti dall’emergenza ci siamo riuniti ad un tavolo virtuale e insieme abbiamo pensato a proposte che sono state ascoltate e accolte, in parte e in maniera temporanea. Pensare che ci si possa muovere in maniera collettiva è un’utopia. Troppi interessi, troppi egoismi, troppa insicurezza. Non deve essere un libraio a giudicare la distribuzione. Un libraio dovrebbe agire di conseguenza. Poche chiacchiere e più fatti. Qualcosa non funziona? Si smette di usarla, semplicemente. Una fumetteria non è considerata alla stessa stregua di una libreria. Cosa vuol dire? Che non abbiamo diritto di reso a differenza delle librerie di varia che hanno il nostro stesso codice Ateco.
Un “libraio del fumetto” investe un capitale su ogni singolo prodotto che ha in scaffale, capitale che spesso non frutta un profitto. Quindi, iniziamo già ad avere un quadro più preciso, vero? Editori che pubblicano più di quello che vendono, che non danno reso ai distributori (anche se in Italia la differenza tra editori e distributori è labile) che quindi non lo concedono alle fumetterie (alle librerie di varia si) e che, da parte loro, hanno difficoltà a pensare a una soluzione comune anche in periodi di totale emergenza come questa che stiamo vivendo. Riflettendo, un commerciante è sempre in grado di trasformare il proprio oggetto di vendita, un editore no. I prodotti culturali sono molteplici e variegati, si può anche vivere senza fumetto. Questa mia ultima considerazione è sempre più comune.
Un’attività importante per le fumetterie erano le presentazioni e i firmacopie, occasione di vendite significative per l’opportunità di parlare con i propri autori preferiti e di avere un volume autografato; eventi spesso affollati, specie se i nomi coinvolti erano di rilievo. Come si potrà ripensare questo tipo di incontri? Analogo discorso si può fare per le fiere, che talvolta riguardano le fumetterie come presenze ospiti.
Quante fumetterie conosci che fanno eventi con autori? Quelle che li organizzano da anni, spesso lo fanno senza avere un profitto. Perché lo fanno? Per promuovere la lettura e dare qualcosa ai fan, invogliarli ad amare il prodotto per “quello che c’è dietro” (la legge Piccoli Nardelli chiede la diffusione e promozione di simili eventi). Possiamo dire che negli ultimi anni questa volontà di incontrare gli autori è un po’ scemata. La causa è da ricercare anche sui social. Il disegnatore, lo sceneggiatore, l’editore di turno hanno avuto modo di interagire con frequenza con i fan e, come succede sempre, qualcuno è rimasto deluso dalla realtà. Spogliati dalla magia del personaggio che disegni o scrivi, i professionisti sono stati riscoperti uomini con pregi e difetti e pertanto hanno “spezzato il cuore” dei fan più innamorati.
Le fiere, invece, da sempre rappresentano un momento di evasione e di commercio sfrenato. Sarebbero perfette se gli editori/distributori non facessero finta di dimenticare che ci sono anche altri partner commerciali, ad esempio le fumetterie, con le quali dovrebbero collaborare 365 giorni l’anno e non solo quando conviene per avere flusso di cassa.
La fiera è per l’editore l’occasione unica di ottimizzare profitto e perciò organizza le sue uscite in contemporanea con i grandi eventi. Tali prodotti non vanno in distribuzione né prima né subito dopo l’evento, creando una disfunzione totale a imbuto che si traduce in due criticità: durante l’evento c’è mancanza di prodotti per le librerie e per i clienti che magari neppure pensano di andare alle fiere e dopo l’evento c’è super offerta di prodotti che spingono per entrare sugli scaffali. Recentemente, una grande realtà come Star Comics ha ribadito la sua apertura al circuito delle fumetterie, già dimostrata sospendendo la distribuzione nelle edicole e il proprio shop online durante il lockdown, estendendo la possibilità del reso fino al 30 settembre.

Come si stanno muovendo le altre case editrici? Quali provvedimenti ulteriori potrebbero essere attuati per aiutare le fumetterie?
Star Comics (con la partecipazione fondamentale di Star Shop) è stata la prima casa editrice a proporre una soluzione a lungo termine, la prima a sospendere distribuzione e shop online come dicevo sopra, la prima a comunicare la sua posizione pubblicamente.
Da sempre in casa Star c’è attenzione nei confronti delle fumetterie, vedi l’iniziativa “Aiuta la tua fumetteria” pensata per indirizzare i clienti dallo shop online Star al negozio territorialmente più vicino. Star Comics è sinonimo di garanzia e fiducia maturata in tanti anni di lavoro.
Dopo Star Comics si sono mosse J-pop Manga e Panini Comics. J-Pop ha proposto il reso fino a fine 2020 e ha dichiarato di sostenere e finanziare tre progetti maturati dai negozi volti alla promozione del proprio brand. Inoltre J-Pop ha sviluppato con Manicomix il portale fumetterie.com al quale molti negozianti hanno deciso di partecipare.
Panini Comics, per ultima, ha dichiarato di concedere il reso “per decreto”. Tecnicamente una fumetteria preordina i propri prodotti con tre mesi di anticipo; considerato il periodo che stiamo vivendo, è diventato impossibile prevedere le pubblicazioni “da catalogo”, quindi Panini ha deciso di dare il reso su tutti gli ordini effettuati a marzo e aprile e quindi, tecnicamente, fino a luglio/agosto. Inoltre Panini ha pensato di offrire alle fumetterie clienti di Pan distribuzione che non hanno un negozio online il servizio “Fumetti a casa tua”, proponendosi, di fatto come corriere per superare le restrizioni territoriali imposte dai decreti del governo.
Per dare un segnale al sistema servirebbe il coraggio di cambiare i paradigmi che fino ad oggi hanno regolato la filiera fumetto. Ci vorrebbe più formazione e conoscenza professionale da parte dei librai e più lungimiranza imprenditoriale da parte di editori e distributori che fino a oggi hanno solo considerato lo sconto, il risparmio, il “mezzuccio” e la “furbata” come unica forma di marketing e comunicazione.

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L’Associazione Librerie del Fumetto si è fatta promotrice di un’asta benefica il cui ricavato sarà destinato a favore degli operatori nel settore delle fumetterie. Come è nata questa iniziativa e quali potrebbero essere le ulteriori strategie per fronteggiare le difficoltà professionali ed economiche legate all’emergenza Covid-19?
L’ALF si è fatta promotrice di questa iniziativa spinta fondamentalmente da due accadimenti. Il primo è di grosso valore etico e morale: “Sostieni la tua fumetteria del cuore”. Organizzata dal curatore editoriale di Dylan Dog, Roberto Recchioni, per Forbidden Planet, la storica libreria romana degli amici e soci Gianni, Luca e Andrea che ha ottenuto l’aiuto di Recchioni e di tanti disegnatori romani (Zerocalcare, Riccardo Torti, Gabriele Dell’Otto, Giacomo Bevilacqua, Werther Dell’Edera e tanti altri) che, prima di diventare importanti protagonisti del panorama fumettistico italiano erano lettori e la frequentavano. Un gesto di cuore e concretezza, il primo e unico (a esclusione della nostra raccolta fondi) arrivato dal settore per le fumetterie.
Il secondo accadimento che ci ha spinto a creare una nostra personale e autonoma iniziativa è rappresentato dalla mancata accettazione della proposta fatta a fumetterie.com (il progetto Manicomix/J-Pop) di partecipare come unica figura legale che potesse gestire da sé i ricavi e le quote di partecipazione. La nostra idea era partecipare tutti insieme come associazione al progetto ma lasciare a ognuno dei soci la scelta di dividere le quote ottenute in parti uguali o devolverle ai soci più bisognosi perché magari costretti alla chiusura da più tempo di altri, restando però nell’anonimato.

Sul piano prettamente economico il lockdown, il distanziamento, sociale, il potere di acquisto dei lettori molto indebolito e la sospensione di tutte le fiere, quanto ha pesato sulle entrate delle fumetterie e come vedi il futuro nel breve medio termine? È una situazione che rischia il collasso?
Il lockdown ha colpito tutta l’economia italiana, non solo le librerie. Sarà importantissimo pensare alla ripresa. Sarà fondamentale capire quali ammortizzatori e paracaduti economici possono essere attivamente e concretamente utilizzabili. In un certo senso, noi librai del fumetto siamo abituati a certe situazioni critiche, spero si sia capito dalle considerazioni precedenti. Non sappiamo cosa ci aspetta, anzi, forse non vogliamo accettare che il futuro sarà sicuramente grigio e pericoloso per tutti. Ci sarà da lavorare cinque volte di più per ottenere quello che si otteneva prima del Covid-19. E forse non basterà. Pensare a un possibile periodo natalizio con distanziamento sociale e restrizioni è tanto realistico quanto scoraggiante per ogni possessore di partita IVA.

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Si parla tanto di librerie ma il vero punto di riferimento per chi è appassionato delle nuvole parlati è la fumetteria. Credi che l’ambiente e gli autori sia stato abbastanza vicino al vostro settore?
In parte ho già risposto. Mi sarei aspettato di più, ma effettivamente posso anche capire che l’emergenza sia stata tanto globale da impedire a chiunque di pensare ad altri prima che a se stesso e alla propria famiglia. D’altra parte la maggior parte degli autori non sta lavorando e non vedo aiuti dello Stato nei confronti degli artisti in generale, perciò…

Secondo te è stato davvero utile aprire alla lettura gratis dei fumetti o pensi siano state migliori proposte come quelle di Canicola e Eris Edizioni con Adotta una libreria?
È stato tutto utile. Le prime iniziative editoriali hanno avuto differenti scopi. I fumetti sono momenti di evasione e tutti sappiamo, come individui, quanto sia stato inizialmente difficile accettare le restrizioni e guardare al futuro con fiducia. Leggere ha dato la possibilità di ritagliarsi un momento di serenità.
Canicola e Eris Edizioni hanno pensato anche a fare qualcosa per la filiera, per dare la possibilità a tutti di continuare a lavorare sfruttando un servizio distributivo fai da te. Ogni iniziativa è stata pensata in buona fede.
Sono le iniziative da sciacallo che mi fanno innervosire. Quelle che approfittano di una situazione critica per ottenere un vantaggio economico e hanno la faccia tosta di essere descritte come “buone e giuste” da chi le propone. Spero che qualcuno colga il riferimento anche se non farò nomi.

Secondo voi questa eccessiva produzione di novità, quasi una bulimia, serve davvero al vostro settore, è necessaria, oppure in alcuni casi gioverebbe dare più tempo e posto a titoli usciti in precedenza che rischiano così di passare inosservati?
Tecnicamente ogni libreria ha un magazzino di prodotti editoriali validi e vendibili. È l’altro lato della medaglia di chi lavora senza reso: avere sempre una banca di prodotti dai quali attingere.
Ogni libraio che gestisce una fumetteria deve essere cosciente della sua forza, della sua capacità di trasformazione e delle frecce che ha nella sua faretra. Non deve essere schiavo dello sconto che non può concedere al cliente ma deve organizzarsi per offrire qualcosa di diverso e migliore. Può lavorare con i giochi, le carte collezionabili e i relativi accessori, con i gadget e l’abbigliamento, ha possibilità di scegliere tra prodotti e brand musicali, cinematografici e televisivi, può specializzarsi in prodotti editoriali per l’infanzia o lavorare sull’antiquariato, strizzare l’occhio ai collezionisti o lavorare esclusivamente con l’usato, esplorare il mercato dei videogame. Il mercato della POP CULTURE, nel quale ci muoviamo è talmente ampio e in continua trasformazione che sarebbe un peccato non considerare tutte le possibilità che offre. Pertanto ogni libraio del fumetto, considerando le condizioni commerciali che ne regolano gli investimenti, dovrebbe pensare bene a cosa fa del proprio denaro e soprattutto dovrebbe considerare che i tempi che ci apprestiamo a vivere saranno economicamente indecifrabili.

Giuseppe, grazie per la bella e interessante chiacchierata. In bocca al lupo per tutto. A presto!

Intervista realizzata via mail nel mese di maggio 2020

GIUSEPPE PALMENTIERI

5Giuseppe Palmentieri, 42 anni, dal 2007 lavora nel mondo del fumetto. Non è un disegnatore, non è uno sceneggiatore, non è un’editore.
È proprietario della libreria Comix 21 a Battipaglia e della Scuola salernitana del fumetto Comix Ars di Salerno. Da tre anni ricopre la carica di presidente dell’Associazione Librerie del Fumetto ALF.
Sposato dal 2012, padre di una bambina di 6 anni, ha studiato sociologia e si è formato professionalmente lavorando con brand quali Molinari, Diageo, Perfetti e Kinder, interiorizzando metodi e tecniche commerciali di marketing e vendita. Rappresenta il raro caso di passione che incontra il lavoro.

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