Sconfiggere la crisi: il metodo Loriga.

L’ultima edizione di Lucca Comics & Games, ha evidenziato ancora una volta, e in modo macroscopico, quello che io considero il principale ostacolo alla crescita del “sistema” fumetterie, poiché frustra la legittima ed oggettiva necessità dei titolari di gestire il livello degli investimenti in modo equilibrato, al fine di non rischiare di sprecare impegno e risorse economiche.

Sto parlando dell’incapacità (o del disinteresse) da parte degli editori di creare e rispettare dei calendari di uscite che ci consentano di programmare e governare i flussi di cassa.

Infatti la cronica mancanza di riguardo da parte degli editori nei confronti di chi come noi in qualche modo dipende dal loro lavoro e viene servito in conto assoluto, nel momento in cui devono trovare soluzioni a problemi logistici e contabili (imputabili spesso a problematiche gestionali), si manifesta in modo inequivocabile proprio e soprattutto quando dobbiamo subire una tracimazione di uscite delle proporzioni di quella che ci ha travolto nelle ultime settimane, con quantità ed importi triplicati rispetto al solito!

Non possiamo quindi che restare sgomenti e preoccupati, perché quello che poteva anche essere previsto, visto il trend degli ultimi anni, è stato largamente superato dalla incredibile realtà (che tradotto significa non meno di 600 uscite in tre settimane, comprendenti moltissimi volumi dai prezzi elevati ed impensabili fino a pochi anni fa)!

Ma purtroppo, siamo come incastrati in un sistema che ci costringe di fatto a prenotare quasi alla cieca, con mesi di anticipo (ufficialmente due ma, di fatto, e in molti casi, diversi in più) centinaia di titoli, dovendo confidare nella puntualità da un lato degli editori e dall’altro dei clienti, anche per non correre il rischio di restare al palo nei confronti della concorrenza, date le tirature spesso insufficienti o i lunghi tempi di riassortimento da parte dei distributori.

In pratica corriamo una gara ad handicap che vede troppo spesso il tracollo finanziario come probabile traguardo, esposti alle bizze ed agli improvvisi cambiamenti di umore di editori contraddistinti da una programmazione estemporanea, basata sulle urgenze del momento e priva di sensibilità per le difficoltà dei loro cosiddetti “partner commerciali”!

Questi sono i motivi che dopo circa venticinque anni di resistenza mi hanno portato a riflettere sulle meccaniche di un sistema volatile come questo, basato su presupposti anacronistici in quanto ormai discutibili ed arbitrari, che ci espone perennemente ad un doppio rischio, quello già ricordato di improvvise eruzioni Lucca-style in unione a quello ancora più incontrollabile e temibile rappresentato dalla ciclica latitanza dei clienti.

Partiamo dalla semplice descrizione del sistema base:

La fumetteria riceve mensilmente uno o più cataloghi: Anteprima, Manicomix, Mega, Direct ecc. attraverso i quali è messa a conoscenza delle novità che verranno proposte al mercato dai vari editori nei prossimi mesi (normalmente il catalogo si riferisce alle uscite del secondo mese a partire da quello in cui viene pubblicato).

Di ogni titolo vengono forniti i dati base, in modo più o meno accurato e completo, in modo che sia possibile per il libraio e per i suoi clienti fare le valutazioni che preludono alle prenotazioni di titoli e quantità, come del resto avviene in molti settori merceologici, fatte salve le ovvie differenze.

L’utilizzo di simili strumenti, come è facile capire, è importante per le fumetterie ma è ancora più importante, addirittura fondamentale, per gli editori stessi, perché in un settore come il nostro, caratterizzato da un alto numero di proposte a tirature mediamente basse, quello che in analogia con altri settori potremmo chiamare il campionario, è soggetto ad un rinnovo rapido, a volte vorticoso, e su base mensile, quindi le case editrici devono poter contare su un costante afflusso di dati che consentano loro di valutare l’opportunità e la tiratura di ogni singola proposta.

Ne deriva che fornendo loro queste informazioni le fumetterie di fatto collaborano a ridurre il rischio d’impresa corso dall’editore (tanto più a causa del fatto che le prenotazioni sono quasi sempre vincolanti e gli ordini in conto assoluto), accollandosene di fatto una buona fetta, nel momento in cui questo sistema gli garantisce la possibilità di una calibratura fine del cosiddetto break even point, il punto di pareggio.

Inoltre, da quando il passaggio alla stampa digitale ha reso possibile una maggiore sostenibilità di basse tirature e grazie allo sfondamento del muro psicologico rappresentato da una politica di prezzi di copertina impensabile prima dell’avvento dell’euro (nonostante un’inflazione pressoché inesistente negli ultimi dieci anni), è diventato possibile improvvisarsi e restare editori per periodi di tempo inconcepibili trenta o quarant’anni fa, quando rimanere al di sotto di 50.000 copie di venduto per pubblicazione significava chiusura certa, e in tempi rapidi.

Questo non significa ovviamente che fare gli editori sia diventata una passeggiata di salute, ma è evidente che con una minima dose di accortezza e la collaborazione di fumetterie che prenotano qualunque cosa per non correre il rischio di appannare la loro immagine nei confronti della clientela locale, si può sperare di sfangarla a lungo, tanto più che a coprire le residue inadeguatezze arrivano in soccorso diversi altri fattori, che non tratterò qui e che mi limiterò ad elencare: l’accesso alla distribuzione di varia con la possibilità dello sconto delle fatture in banca, le grandi piattaforme online con la loro forte penetrazione, il proprio sito e-commerce che salta la filiera come del resto fanno le vendite in fiera, garantendo margini elevati, ecc. ecc.

Alla fine della giornata, la fumetteria, perso ormai (ammesso lo abbia mai avuto) il suo ruolo di “tempio del fumetto”, in realtà spesso dimentica di aver smarrito anche il semplice ruolo ricoperto da qualunque attività di vendita al pubblico, quello di libera impresa indipendente alla quale è consentito, pur in accordo col normale rischio d’impresa, di decidere cosa e in che misura acquistare e proporre alla propria clientela!

Attenzione, non sto sostenendo che questo non sia mai stato operativamente e legalmente possibile, e ci mancherebbe, ma solo che un sistema di prenotazioni e ordini come quello che ci viene proposto, coll’implicito ricatto del “se non lo ordini ora potresti non riuscire a farlo più” ci condiziona e ci impegna in una misura che va oltre il ragionevole e l’opportuno!

In pratica, è facile che una fumetteria metta assieme nel giro di pochi mesi, a causa di ritardi e variazioni di formato e prezzo, un totale di ordini presso i suoi distributori di diverse migliaia di euro, spesso qualche decina, che come una spada di Damocle ne minacciano la sopravvivenza stessa, nel momento in cui un’editoria euforica ed anfetaminica come quella che si appresta ogni anno alla nuova edizione della fiera lucchese, decida di pubblicare tutto e subito, mantenendo ferme (per carità, non sia mai!) le normali (e già discutibili) scadenze di pagamento riservate al settore!

E tutto nella totale mancanza di comprensione delle difficoltà di piccole attività i cui flussi di cassa sono pesantemente condizionati oltre che dai problemi più generali dell’economia, come accade un po’ per tutti, in particolare da politiche autoreferenziali come quelle esposte, visto che una fiera come questa distoglie qualche milione di euro in fumetti ed annessi dal suo naturale approdo!

Quindi, alla fine di questo lungo preambolo, quale dovrebbe essere l’approccio corretto alla soluzione del problema o almeno di parte di esso?

Per il sottoscritto, da un anno a questa parte l’unica via praticabile, quella che mi sta oggettivamente consentendo un maggiore controllo sull’esposizione e gli investimenti, armonizzandoli con le vendite reali e non presunte ed il cash flow, è la rinuncia totale al sistema delle prenotazioni, tramite l’inserimento di un ordine diretto e/o immediato, titolo per titolo, uscita per uscita, solamente in prossimità (in termini di pochi giorni) dell’effettiva pubblicazione e dell’effettiva richiesta da parte del cliente.

Settimana per settimana, analizzati e verificati i calendari degli editori, procedo alle richieste presso i distributori, alla luce delle varie condizioni e scontistiche, cercando il migliore equilibrio in base anche alla conoscenza di altri elementi come stagionalità, periodi del mese, clientela di riferimento, personalità e tic dei vari clienti.

Si tratta ovviamente di un lavoro complesso e non completamente esente da criticità come ad esempio il problema delle quantità che possono essere occasionalmente insufficienti, sulla base delle giacenze presenti presso i distributori, ma che è bene non siano al contrario eccedenti, contemperando allo stesso tempo la necessità di un’esposizione minima di novità che alletti il cliente estemporaneo senza farci correre rischi eccessivi.

La realtà troppo spesso trascurata, nell’incessante impegno quotidiano, è che ogni sfumatura del nostro lavoro dovrebbe essere messa in discussione e sottoposta ad una riflessione accurata giorno dopo giorno e non si dovrebbe al contrario correre il rischio di dare troppe cose per scontate, come spesso accade, nel tentativo di alleggerire l’impegno (ma in modo quasi irresponsabile), anche con un’altra pratica molto utilizzata, quella di piazzare degli abbonamenti presso il distributore, cosa che ci espone a seri rischi legati alle fluttuazioni di gradimento da parte della clientela e non ci permette di reagire con la necessaria tempestività.

Ma l’aspetto più importante di questo ormai indifferibile cambio di prospettiva è di tipo “politico” e parte da quella riflessione che ho fatto sopra sulla “condivisione” del rischio d’impresa.

Visto che al di là di occasionali belle parole e di vaghi inviti alla collaborazione, spesso disattesi o rimandati alle calende greche sulla base del principio “passata la festa, gabbato lo santo”, editori e distributori sono duri d’orecchi nei confronti delle nostre recriminazioni e lamentele (e anzi, spesso più che ignorarci ci perculano pubblicamente), l’utilizzo di un metodo di lavoro all’insegna della “resistenza passiva” come quello che vi propongo, basato solo ed esclusivamente sull’interesse immediato del negozio, come avviene in quasi tutti i settori commerciali (evitando quindi di restare appesi, spesso per svariati mesi a più o meno vaghe promesse di fantastiche e mirabolanti edizioni in pelle umana che-vanno-prenotate-immediatamente-altrimenti-resterete-senza-e-farete-una-magra-figura-con-i-vostri-clienti) ha l’indubbio vantaggio di inviare un messaggio molto chiaro ai “piani alti”: non ho intenzione di collaborare finché la partita non sarà in qualche modo equilibrata e non inizierete a tenere presenti le mie esigenze e le mie difficoltà!

Secondo me è quanto mai importante chiarire il fatto che, al di là di troppe ipocrisie, e tenendo fermi i principi di correttezza e gli impegni commerciali presi, visto che il messaggio che ci viene trasmesso è:

– io editore curo i miei interessi e in buona sostanza rendo esplicito il messaggio per il quale di te libraio mi importa poco perché dispongo di fantastiche alternative

la risposta non potrà che essere:

– perfetto, mi trovo d’accordo, visto che anche io fumettaro curo i miei interessi e quindi anche io valuto di volta in volta la mia convenienza disponendo della possibilità di allargare la mia offerta di beni e servizi con molteplici alternative, potendo reperire il materiale che ritengo di acquistare, attraverso diversi canali come la distribuzione di varia, le piattaforme online, l’usato pressoché nuovo offerto da molti privati, i distributori internazionali per quanto riguarda il merchandise, ecc. ecc.

Secondo la mia personale esperienza e al netto dello sbattimento richiesto, l’approccio testé descritto a sommi capi, unito alla differenziazione di articoli e servizi, alla gestione degli invenduti tramite l’utilizzo di piattaforme come Ebay o Amazon, di siti e-commerce, di zone outlet predisposte nel proprio negozio, della compravendita di usato e quant’altro faccia gioco, è l’unico modo che possa garantire la sopravvivenza di attività dalle piccole o medie dimensioni localizzate principalmente in aree commercialmente meno floride e una migliore gestione delle risorse di fumetterie che, in virtù del fatto che che lavorano a ritmi maggiori in zone più affluenti, rischiano di perdere di vista il nocciolo della questione e non rendersi conto in tempo dell’approssimarsi dei nodi al pettine!

 

Loriga Fumetti

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