La crisi causata dal coronavirus: il caso de La Fumetteria di Chu a Crema

Presentati.
La prima cliente della giornata, che viene da fuori, mi ha appena salutato con ‘certo che qui a Crema vi siete proprio spaventati, è una città fantasma, non l’ho mai vista così!’
Gestisco la Fumetteria di Chu, a Crema, da quasi 12 anni, sono la proprietaria ed unica lavoratrice.
Anche se la situazione a Crema non è rosea, e ci troviamo esattamente nel mezzo delle varie zone rosse (molti miei clienti sono bloccati lì), risultiamo ufficialmente ancora come zona gialla. Abbiamo diverse persone in quarantena domestica, sia ‘imposta’ che come scelta personale, ma le regole ufficiali sono le stesse che per il resto della Lombardia. Forse un po’ di paura generale in più tra la gente, visti i casi ‘in casa’, effettivamente sta girando.
Inoltre, proprio a gennaio Crema stava già subendo una crisi che ha portato a chiudere più di un decimo delle attività lavorative sul territorio nel giro di un solo mese, quindi molti negozi saranno arrivati a questo momento già particolarmente provati.
Cosa sta succedendo?
Cosa vuol dire lavorare nella zona rossa?
Di fatto, la città è semi vuota, poche macchine, ancora meno pedoni,  chi si sposta è esclusivamente per andare al lavoro, non certo per girare per negozi. Alcuni negozi rimangono aperti facendo consegne a domicilio, incluse alcune librerie, stiamo pensando di attrezzarci anche noi a riguardo, ma avendo appunto molti clienti nei paesi è più complicato per noi. Le consegne coi corrieri stanno subendo ritardi e disguidi, ma credo che questo stia accadendo quantomeno in tutta la Lombardia, e sicuramente non solo per il nostro settore. Noi per ora rimaniamo aperti, anche perché il nostro lavoro non si esaurisce con il servire i clienti (che comunque, pochi, ma ci sono stati fin’ora), e va comunque fatto.

In realtà, la situazione è ancora troppo fresca e confusa per trarre delle conclusioni, ogni giornata è completamente diversa dall’altra, ogni persona si comporta in modo diverso, ed anche prendere provvedimenti (e poi, quali?) per noi è molto difficile. Stiamo cercando di osservare l’evolversi delle cose. Gli incassi sono ovviamente crollati, per ora teniamo duro e cerchiamo di ottimizzare le cose al massimo ed in tutti i modi possibili. Sicuramente possiamo reggere un paio di settimane in queste condizioni senza enormi conseguenze. Se invece le condizioni peggiorassero o la durata si rivelasse maggiore, non saprei davvero come procedere oltre. Anche gli eventi annullati ovviamente stanno aumentando il carico, anche se è chiaro che non ci fosse altra soluzione, e il loro svolgimento avrebbe creato più danni e preoccupazioni a tutti, e non solo a noi.

Per ora passiamo le giornata restando completamente operativi, cercando di capire l’evolversi della situazione. Ripeto, per il momento cerchiamo di trarre il meglio da questo momento, tamponando i danni come possiamo, non possiamo ancora escludere che la situazione possa migliorare in fretta, quindi speriamo e aspettiamo! Se così non sarà, vedremo che si potrà fare di giorno in giorno.

Cosa pensi che si potrebbe fare?
Hai ricevuto chiamate o offerte di aiuto dai tuoi fornitori?

Sicuramente, se la situazione continuerà in questo modo, chi è coinvolto avrà problemi coi pagamenti dei prossimi mesi, è inevitabile. Mi auguro ci possa essere comprensione a riguardo. Anche il  rischio della merce invenduta, ordinata mesi prima dei blocchi, sicuramente diventerà un problema. Ma  questo sarà eventualmente un discorso molto successivo, al momento, come già detto, fatichiamo a  ragionare oltre la singola giornata o al massimo settimana. Per ora abbiamo ricevuto una chiamata da Jpop lunedì, ci han chiamato per chiedere com’era la situazione e per offrirci quantomeno supporto morale. Ci ha fatto molto piacere.

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